La banca d’affari Primus Capital, specializzata in factoring e nella gestione di crediti non performanti (NPL), inaugura la propria Divisione Arte dedicata alla valorizzazione di figure e movimenti del panorama artistico e culturale contemporaneo.
L’avvio dell’attività della Divisione Arte di Primus coinciderà con la mostra personale di Michele Ciacciofera dal titolo “Enchanted Nature, revisited”. L’artista italiano, che vive e lavora a Parigi, esporrà una serie di nuove opere che anticiperanno la prossima mostra dallo stesso titolo che Michele Ciacciofera aprirà al CAFA Museum di Pechino a luglio 2016.
La mostra è promossa e organizzata da Primus in collaborazione con la designer e collezionista Pamela Rebulla e Ar.En., studio di progettazione e ricerca fondato dagli architetti milanesi Paola Farè e Luca Michelon.
La mostra si terrà nel prestigioso Palazzo Chiesa in Corso Venezia 36 a Milano, sede del gruppo Primus. Il vernissage del 6 maggio 2016 sarà anche l’occasione per presentare il catalogo che accompagna la mostra, con testi critici di Christine Macel ed Angelo Crespi ed un’intervista dell’artista con Hans Ulrich Obrist.

Nota sulla mostra

Una serie di nuove opere raccontano il recente percorso artistico di Michele Ciacciofera tra pittura, scultura, installazioni dopo le personali a New York e a Edimburgo. Si sedimentano, come frammenti, i simboli di una personale ricerca sul senso dell’esistere e sulle possibilità che l’arte contemporanea offre all’uomo di vivere in perfetta armonia con una Natura, reale ed attuale o ipotetica, antica o proiettata verso il futuro, che vuole interrogarsi sui reconditi meccanismi dell’universo e di chi lo abita. Pitture, disegni, sculture ed installazioni per esprimere archetipi profondi che governano il nostro rapporto con il mondo.
Il lavoro di Ciacciofera si esprime per sovrapposizioni. Innanzitutto, le tele su cui si addensa materiale anche non pittorico (cenere, polvere e sedimenti vari, argilla, resina, colle…), poi i disegni su carte pregiate dove il tratto si fa evanescente fino a far tralucere forme a metà tra l’umano e l’inanimato; le sculture che sono emersioni di una sapiente distruzione e ricostruzione della materia; le ceramiche in cui l’argilla lavorata assume le forme primordiali dei trilobiti quasi fosse possibile una amorosa corrispondenza tra la regola aurea con cui agisce il dio creatore e quella dell’artista; infine, i fondi oro che rimandano a Gino De Dominicis o ad alcuni “metalli” di Lucio Fontana.
C’è però in Ciacciofera un gesto assolutamente contemporaneo, che non ha nostalgia del moderno, un gesto più rivoluzionario sebbene più controllato di quello che distinse l’Informale, quasi che la furia dell’action painting avesse trovato un alveo nel concettuale, così da assecondare in termini di sintesi un vero moto dissolutorio della forma e della materia, prodromico alla ricostruzione. L’idea – ascrivibile alla più stretta contemporaneità – è quella di escogitare, dopo l’azzeramento, un linguaggio segnico, autonomo e potente, che elevi la comprensione particolare dell’artista a comprensione dell’universale. Importante è la tecnica che permette il preciso e millimetrico assorbimento del colore e dell’acqua sulle superfici porose delle tele o delle carte pregiate, e la successiva sovrapposizione di sedimenti o pigmenti, o ancora l’abilità di destrutturare la creta rimodellandola in una forma naturale. Ma prima ancora delle tecniche, imprescindibili i pensieri i quali alimentano un lavoro di grande profondità simbolica e di notevole impatto segnico, senza tralasciare l’aspetto estetico, il gusto del colore, la bellezza dell’oro che riluce nel suo splendore atavico.

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